La scala di Stu Ungar: storia di un talento
Marzo 28, 2022Quando si pensa alle leggende del poker, probabilmente si pensa a persone che hanno vinto milioni di dollari. Ma qui c’è una leggenda che spicca su tutte le altre: Stu Ungar.
Probabilmente il miglior giocatore di poker di tutti i tempi, il suo talento è riconosciuto da chiunque si cimenti in questo gioco, che sia online o live.
Infatti Stu Ungar è stato l’unico a vincere il “Main Event” delle World Series of Poker per tre volte.
Era ampiamente considerato in anticipo sui tempi e batteva regolarmente giocatori che avevano più esperienza di lui o che, addirittura, davano lezioni di poker.
La sua reputazione di giocatore spavaldo, con un’incredibile attitudine per il poker è sia nota che contestata: riconosciuto per il suo talento; contestato per il suo stile di vita.
Vita e maledizione di un campione
La storia di Ungar è quella di un giovane uomo di talento che ha avuto le probabilità contro di lui fin dalla nascita. È nato a Manhattan l’8 settembre 1953 da genitori ebrei immigrati che gestivano un bar/ristorante a New York City.
Il padre di Ungar era anche coinvolto nel gioco d’azzardo, ed è così che Stu imparò le scommesse sportive e i giochi di carte e da tavolo, come il bingo.
Suo padre morì quando lui aveva solo 10 anni, lasciando sua madre a crescerlo da sola.
Non passò molto tempo prima che Stu mostrasse un’attitudine per i giochi di carte, specialmente il gin rummy.
Da ciò che imparò nell’ambiente newyorkese del gioco d’azzardo, Stu sviluppò una reputazione come un abile giocatore di gin e usò le vincite che faceva per aiutare la madre e la sorella, dopo la scomparsa del padre.
Dall’altra parte, però, Stu aveva problemi con le scommesse dei cavalli: finì per indebitarsi e si vide costretto a lasciare New York e a riparare prima a Miami e poi a Las Vegas.
Ormai affermato sulla scena del gin rummy, si vide escluso dal giro perché considerato imbattibile e quindi questa fama scoraggiò la partecipazione di altri giocatori.
Fu così che si spostò sul poker, ma anche qui seppe distinguersi e scalare velocemente le vette anche in questo gioco.
Il suo aspetto ingannava sulla sua età, perciò venne soprannominato nell’ambiente come The Kid.
Nel 1980 approdò al World Series of Poker, dove riuscì a battere anche il campione Doyle Brunson. L’anno successivo riuscì a ripetere l’impresa battendo Perry Green.
In contemporanea a queste grandi vittorie, Stu cominciò a fare uso di droghe, conseguenza della morte della madre avvenuta nel 1979.
Questa dipendenza lo segnerà negli anni successivi, fino ad arrivare ad episodi come l’overdose durante le World Series of Poker del 1990.
Ormai era condannato a vincere cifre enormi e a bruciarle tutte nel consumo di droghe.
La scala del 1997: l’ultima gloria
Grazie all’aiuto di un amico, Billy Baxter, che gli prestò i soldi per il buy-in, Stu poté partecipare alle World Series of Poker del 1997.
Era il suo ritorno sulla scena del poker, dopo che la droga lo aveva segnato fisicamente. Tuttavia la lucidità e la determinazione erano rimaste intatte.
Arrivato fino in fondo al torneo, Stu si ritrovò a giocare l’ultima mano contro l’imprenditore di Las Vegas John Strzemp.
Con in mano un asso di cuori e un quattro di fiori, si trovava in svantaggio rispetto a Strzemp che teneva un asso di picche e un otto di fiori. Sul tavolo le carte scoperte erano 3 di cuori, asso di fiori e 5 di quadri.
Con il turn e il river di un 3 di quadri e un 2 di picche, la vittoria fu di Stu che chiuse una scala.
Purtroppo, dopo questa impresa, Stu non riuscì a superare i problemi di droga e la sua vita andò sempre più precipitando.
Ormai però la leggenda era stata scritta e il suo talento, anche se oscurato dalla dipendenza, riconosciuto.
Morirà l’anno dopo questa impresa, nel 1998, trovato morto in una stanza di un motel di Las Vegas, senza lasciare nulla in eredità se non quella del suo talento di giocatore di carte.